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  -  Art   -  Enzo Mari e Lea Vergine: quando razionalismo e creatività fanno coppia

La scorsa settimana di questo assurdo 2020 ci ha portato via due personaggi di spicco del mondo del design e della critica d’arte: Enzo Mari e Lea Vergine.
Insieme dagli anni ’60, la coppia ha tracciato un importante solco nell’avanguardia artistica della seconda metà del Novecento.

Enzo Mari, classe 1932, milanese d’adozione, teorico del design, studia all’Accademia di Brera, negli anni ’50 si dedica in primis all’arte, abbracciando gli stilemi dell’arte cinetica, relazionando l’immagine al tempo e al movimento con l’intento di liberare le opere dall’estetica classica e dai canoni tradizionali.
Negli anni 60, sulla scia dell’arte programmata, diventa coordinatore del gruppo Nuova Tendenza, e ne organizza le esposizioni.

struttura enzo mari

Struttura, Enzo Mari, 1966

 

Più avanti Mari, devierà la sua attenzione dal campo puramente artistico per virare verso il design: suoi i saggi sul colore e la forma, suo è il design “sociale” e funzionale, suoi gli oggetti “utili” alla vita di tutti i giorni.

La sua consacrazione avviene nel 1972 con una mostra al MOMA di New York Italy: The New Domestic Landscape. Cinque volte vincitore del prestigioso Compasso d’Oro, i progetti di Enzo Mari sono semplici, funzionali e candidamente indispensabili:

Calendario Timor, Enzo Mari, 1967

 

Puzzle 16 animali, Enzo Mari, 1956

 

I progetti di Mari sono esposti nei più importanti musei del mondo, il suo legame con il design e con il made in Italy è indissolubile. I suoi 60 anni di produzione sono oggi visibili alla mostra a lui dedicata presso la Triennale di Milano.

E’ in questa incredibile scenografia che Mari conosce negli anni ’60 Lea Vergine, critico e curatrice d’arte. I due vanno a vivere insieme a Napoli, città natale di lei, ma vengono accusati di concubinaggio (sono gli anni 60…) e decidono quindi di trasferirsi a Milano.
Nella città lombarda inizia una lunga vita insieme, fatta di collaborazioni, nonostante la compresenza di due personalità ed istinti artistici molto differenti l’uno dall’altro.

Vogliamo ricordare Lea Vergine come una donna svincolata dai cliché, che non ha mai voluto scrivere del marito; una fine studiosa, libera e indipendente, del ruolo della donna nell’arte: suo il testo L’ altra metà dell’avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche. La Vergine è stata una delle primissime ad occuparsi di capire dove fossero nascosti i tesori femminili nella nostra arte italiana, e a restituirne al pubblico il reale valore ed interesse. Dobbiamo inoltre ringraziare la sua lungimiranza se negli anni ’70 è stata accesa la giusta luce sui nuovi movimenti artistici della body art e su tutti coloro che decidevano di esprimersi e di ‘sentire’ attraverso la fisicità.

Due personalità diverse e per certi versi opposte che, però, nel momento di maggiore difficoltà e dolore, hanno espresso l’unicità della propria unione spegnendosi ad un giorno di distanza l’uno dall’altro, il 19 e il 20 ottobre di questo infelice 2020.

 

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